Denunciare conviene, sempre!

La più bella notizia del giorno! Denunciare conviene, sempre!
Questo mazzo di chiavi in foto, inviataci da una persona che abbiamo seguito, vittima di violenza e prevaricazione, rappresenta il segno tangibile che la perseveranza paga, sempre.
Tanti momenti di sconforto nei quali vi è stata la tentazione di mollare tutto, seguiti, poi, dalla tenacia e determinazione di tutti Noi nel perseguire l’obiettivo.
Dalla denuncia – che ti ha reso libero e non più schiavo – e poi il processo, conclusosi in breve tempo e poi, ancora, la procedura per accedere al Fondo nazionale che ti ha fornito questa grande opportunità di ricostruire la tua vita seguendo un tuo sogno.
Siamo orgogliosi di te, siamo felici che il nostro cammino si sia incrociato al tuo perchè in questo scambio, ognuno di noi ha imparato qualcosa. Insieme si vince!
Non ci siamo e continueremo ad esserci!

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NON HO PAURA E NON PAGO IL PIZZO!

Trent’anni fa la pubblica denuncia di Libero Grassi.
Trent’anni fa iniziavamo a muovere i nostri primi passi.
Dopo trent’anni siamo ancora qui pronti ad aiutare, pronti a denunciare insieme.
Un gruppo di commercianti, imprenditori ed artigiani catanesi che non si erano piegati al pizzo si riunirono per aiutare chi era in difficoltà, lo facciamo ancora, sempre più convinti.

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Ricordando Pippo Fava, lavorando.

Seconda giornata di dibattito pubblico sui beni confiscati “Ricordando Pippo Fava, lavorando” organizzata da I Siciliani giovani.
Oggi pomeriggio si parlerà del “caso di Palagonia” e delle proposte di valorizzazione del bene e dei suoi prodotti.

https://www.youtube.com/watch?v=JuB2ps1Af_I&t=61s

Auguri e buon anno a tutti!

Il 2021 sarà l’anno dei nostri 30 anni. Molte le storie da raccontare, tanti i progetti per il futuro.
Ogni giorno sarà quello giusto per denunciare.
È questo il messaggio che vogliamo comunicare con il calendario 2021. Anno che celebra 30 anni di attività trascorsi a fianco di chi denuncia, a difesa della legalità in questo tormentato territorio.
Stampato grazie alle donazioni del 5 x 1000, siamo felici di poterlo regalare a chi vorrà esporlo nelle proprie attività commerciali.
Un messaggio chiaro per dire che insieme possiamo farcela a sconfiggere le mafie. WhatsApp Image 2021-01-17 at 12.21.59

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IL VADEMECUM DI ASAEC

“Non sono pazzo. Non mi piace pagare il pizzo e non pago perché non voglio dividere le mie scelte con quelle dei mafiosi. Perché è una rinunzia alla mia dignità di imprenditore”. Libero Grassi non era pazzo e non lo siamo nemmeno noi: siamo davvero convinti che insieme possiamo farcela.

“Non sono pazzo. Non mi piace pagare il pizzo e non pago perché non voglio dividere le mie scelte con quelle dei mafiosi. Perché è una rinunzia alla mia dignità di imprenditore”. Libero Grassi non era pazzo e non lo siamo nemmeno noi: siamo davvero convinti che insieme possiamo farcela.

“Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili: non siamo disponibili a dare contributi”. Quando Libero Grassi fece la sua denuncia pubblica era il 1991. Ancora oggi troppi imprenditori si sentono lasciati soli. Insieme possiamo farcela.

“Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili: non siamo disponibili a dare contributi”. Quando Libero Grassi fece la sua denuncia pubblica era il 1991. Ancora oggi troppi imprenditori si sentono lasciati soli. Insieme possiamo farcela.

“Lei deve sentire il mio peso velatamente. Non verrò mai a minacciarla, verrò sempre sorridente e lei sa che dietro quel sorriso c’è una minaccia che incombe sulla sua testa”. A fornire questa sintesi del concetto di pizzo è stato il pentito più famoso, Tommaso Buscetta.

“Lei deve sentire il mio peso velatamente. Non verrò mai a minacciarla, verrò sempre sorridente e lei sa che dietro quel sorriso c’è una minaccia che incombe sulla sua testa”. A fornire questa sintesi del concetto di pizzo è stato il pentito più famoso, Tommaso Buscetta.

Nella storia della mafia, il racket è l’attività criminale più antica ed è anche quella che è rimasta più immutata nel tempo. Anche perché, ancora troppo spesso, le vittime tendono a subire anziché denunciare. Insieme, però, possiamo riuscire a invertire la tendenza.

Nella storia della mafia, il racket è l’attività criminale più antica ed è anche quella che è rimasta più immutata nel tempo. Anche perché, ancora troppo spesso, le vittime tendono a subire anziché denunciare. Insieme, però, possiamo riuscire a invertire la tendenza.

Alla solitudine dell’omertà contrapponiamo l’affiancamento nella denuncia. Insieme possiamo farcela.

Alla solitudine dell’omertà contrapponiamo l’affiancamento nella denuncia. Insieme possiamo farcela.

Denunciare conviene. Sì, anche economicamente.

Denunciare conviene. Sì, anche economicamente.

Dopo avere denunciato gli estortori, non ci si può certo fare bloccare dalle procedure burocratiche.

Dopo avere denunciato gli estortori, non ci si può certo fare bloccare dalle procedure burocratiche.

INTERVENTO DI NICOLA GRASSI SUI BENI CONFISCATI

Siamo intervenuti sulla situazione dei beni confiscati.
L’antimafia deve abbandonare i luoghi del potere, dove si è comodamente adagiata, accomodandosi al lauto banchetto, per ritornare ad essere di denuncia, la sua funzione originaria.
Non abbiamo “debiti di silenzio” o rendite di posizione da difendere e per questo continueremo in questo cammino intrapreso tanti anni fa.
C’è un racconto fiabesco ed una cronaca realistica che abbiamo scoperto e denunciato.

VERGOGNA!

Approfittarsi delle persone in difficoltà è la più grande ignominia.
https://bit.ly/3lCAb7E
Auspichiamo presto venga fatta chiarezza su queste azioni disonorevoli che hanno gettato discredito su un’associazionismo antiracket che è necessario, e non più rinviabile, riformare.
Come Associazione Antiestorsione di Catania abbiamo più volte espresso proposte di modifica che rimodulino e limitino il raggio d’intervento ed i contributi statali concessi.
Alcune di queste proposte furono accolte a livello regionale e fummo accusati, anche da colui che è oggi è sotto processo, di “non fare antimafia” o addirittura “voler favorire la mafia”.
Oggi dopo questa ennesima richiesta avanzata dalla procura della Corte dei Conti, torniamo a chiedere un sempre maggiore controllo delle associazioni iscritte all’Albo della Prefettura affinché mantengano quei requisiti prescritti dalla legge per il loro mantenimento nonché una riforma dell’intero settore.

Un bene confiscato alla mafia può restare ad essere produttivo.

Una storia da raccontare.
https://bit.ly/38OprzQ
(nell’articolo di @Marta Silvestre la storia completa).
Ci rivediamo a febbraio…

L’olio “pulito”.

Eccolo! L’olio dalle olive dei beni confiscati di Palagonia. Un lavoro di squadra, fatto con passione da chi crede ancora che la lotta alla mafia sia molto più che una semplice opera di repressione.
Domani inizieremo la distribuzione.
Di seguito il comunicato delle cinque associazioni

Le olive dei beni confiscati alla mafia di Palagonia diventano olio per chi ha più bisogno.
Lo scorso 5 novembre, durante il sopralluogo degli agrumeti confiscati alla mafia a Palagonia in contrada Alcovia, sono state trovate in uno dei locali della tenuta circa 25 casse di olive appena raccolte. Il ritrovamento, immediatamente segnalato alle autorità competenti, è stato l’ennesima dimostrazione che i terreni sono stati nella disponibilità di chi ha subito la confisca fino a poche ore prima del sopralluogo.
Le associazioni presenti, Arci Sicilia, I Siciliani giovani, Asaec Antiestorsione di Catania, Aiab Agricoltura biologica e Arcivik Palagonia, hanno subito fatto richiesta all’Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati e al Dott. Angelo Bonomo, coadiutore dell’Agenzia di avere affidate le olive, in modo da impedire che marcissero chiuse nel deposito.
L’ANBSC e il Dott. Bonomo hanno rapidamente risposto, acconsentendo alla richiesta. Sabato 8 novembre una delegazione delle associazioni, alla presenza del coadiutore dell’Agenzia, ha avuto consegnate le casse di olive.
Le olive sono state subito portate presso l’Azienda Agricola Francesco Costanzo produttrice di olio. Francesco Costanzo, vittima di usura ed estorsione, ha denunciato con coraggio i suoi pericolosi aguzzini riuscendo a farli arrestare. Costanzo è socio dell’Asaec di Catania dal 2016, associazione che ne ha seguito la vicenda, sostenendolo nel processo costituendosi anche parte civile. L’azienda si è occupata della molitura delle olive, ottenendo settanta litri di olio.
L’olio prodotto adesso sarà distribuito dalle associazioni ad enti benefici del territorio di Palagonia e di Catania, al fine di sostenere famiglie in difficoltà che non hanno la disponibilità economica per pagarsi la spesa.
Siamo riuscite e riusciti, grazie al contributo di tutti, a realizzare un circuito virtuoso, trasformando delle olive raccolte dalla mafia in olio per chi è in difficoltà.
È l’esempio di come il corretto utilizzo dei beni confiscati alla mafia possa essere possibile, possa far bene al territorio, possa sostenere chi in questo momento è più vulnerabile.
Arci Sicilia
I Siciliani giovani
Asaec – Antiestorsione di Catania
AIAB Sicilia
Arcivik Palagonia

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Finalmente!

Finalmente oggi siamo riusciti ad entrare all’interno dei beni confiscati di Contrada Alcovia a Palagonia, per il sopralluogo ufficiale.
Un piccolo risultato ma dal grande significato!
Tutto questo è stato possibile a seguito del lavoro di inchiesta sui beni confiscati alla mafia iniziato da I Siciliani ed Arci Sicilia, insieme ad ASAEC Associazione Antiestorsione di Catania, AIAB Sicilia ed al contributo e sostegno della Commissione Regionale Antimafia e del suo Presidente Claudio Fava.
Ma anche delle coraggiose inchieste giornalistiche cha hanno portato alla luce un inquietante ritardo durato ben dieci anni, che auspichiamo sarà la magistratura a chiarire.
Insomma, un bel lavoro di squadra, cui bisognerà far tesoro.
Sono tanti altri i beni confiscati oggetto del bando e non solo, che si trovano nelle stesse, se non peggiori, condizioni.
Tante le domande cui sarà necessario dare risposta, ma una fra tutte: perché i beni confiscati che vengono sottratti alla mafia continuano a giacere immobili, versando in uno stato di abbandono e degrado, facile preda di occupazioni abusive e, spesso, proprio da parte di coloro cui sarebbero stati sottratti?
Paure, inefficienze, negligenze, incompetenze, distrazioni, si confondono manifestandosi una responsabilità diffusa che rende vano lo spirito della Legge La Torre.
Ed in tutto questo la “mafia” ringrazia.
Ma noi non ci fermeremo!
Ps. il casale si è trovato in buono stato di conservazione, arredato e con l’energia elettrica attivata! (che è stata, in sede di sopralluogo, disattivata dai tecnici di Enel)
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