Denunciare conviene, sempre!
Ricordiamo perfettamente il momento in cui ricevemmo la richiesta di aiuto. Ci attivammo subito e dopo un preliminare incontro, accompagnammo le vittime ai Carabinieri di Paternò che ci accolsero immediatamente e nel giro di poco tempo portarono a termine gli arresti.
Passaggi veloci, semplici ma diretti che raccontano importanti collaborazioni e sinergie e che hanno permesso un immediato intervento dei Carabinieri.
Questa vicenda nasce dalla precisa volontà dell’imprenditore di denunciare in un momento in cui era sotto ricatto.
Questo, crediamo, rappresenta l’aspetto principale di tutta la vicenda.
Denunciare conviene, sempre!
Lui è una vittima di usura che con coraggio ha denunciato. Ora, con i benefici concessi della legge 108 del 96, ha cambiato vita. Ha acquistato un terreno, dove avvierà la sua nuova attività imprenditoriale.
Noi continueremo a stargli vicino, felici di quanta strada si è fatta insieme e di quanta ancora ne faremo, per dimostrare che solo con la denuncia ci si può liberare dall’oppressione criminale.
Denunciare conviene, sempre!
Un terreno da cui ricominciare
Dalla denuncia dei propri strozzini, ad una nuova vita.
Una storia che parla di determinazione e di rinascita, contro la criminalità.
Dopo la denuncia, gli arresti, le difficoltà ed una traversata nel deserto della solitudine, ecco il momento della rinascita, frutto di determinazione, lavoro e gioco di squadra. E’ la vittoria di tanti e di tutti coloro che credono che denunciare, conviene, sempre!
Un’emozione indescrivibile, quella che abbiamo provato, difficile da raccontare.
Ecco la storia nell’articolo di Laura Distefano
https://bit.ly/3vcPf07
La delegazione ASAEC dal Prefetto
Ieri su La Sicilia, un nostro intervento – denuncia a proposito della grave situazione che imperversa nelle zone di Randazzo e dintorni.
Ancora una volta, abbiamo raccontato la rabbia, la disperazione e la pericolosa rassegnazione dei tanti imprenditori e proprietari, vittime, da troppo tempo, di intimidazione e danni. Oltre a questo, abbiamo rappresentato le nostre proposte, affinchè non rimanga una sterile protesta. Nei prossimi mesi organizzeremo una manifestazione perché la lotta alla criminalità mafiosa non può limitarsi solo ad un’opera di repressione ma deve necessariamente tendere ad un movimento culturale e sociale che abbatta il muro del compromesso e dell’omertà.
Covid, allarme usura: “Ho avuto 16mila euro, agli strozzini ne ho dati 60mila, e solo di interessi”
Francesco, la sua storia e tanti come lui usciti dal vortice dell’usura. Ma ancora troppi a rischio usura. Denunciate! Qui nel servizio di Luisa Santangelo per Fanpage.it
Etna, incendi e vessazioni: l’ombra della mafia sui pascoli
Ancora una volta lanciamo l’allarme che speriamo non solo venga raccolto dalla Prefetta di Catania ma si individuino definitivamente iniziative e strumenti idonei per scongiurare l’abbandono delle terre a favore della criminalità.
Oggi presentata “offerta tecnica” per uno dei due beni confiscati.
Stamattina abbiamo depositato presso il protocollo dell’ufficio comunale patrimonio, la nostra “offerta tecnica” per uno dei due beni confiscati che il comune di Catania ha messo a bando.
Siamo molto felici e soddisfatti, perché aldilà dell’ aggiudicazione o meno che avverrà tramite gara ad evidenza pubblica, il fatto che il Comune di Catania abbia, finalmente, dopo tanti anni di sollecitazioni e pubbliche denunce, avviato le procedure per l’affidamento dei beni confiscati, è cosa straordinaria ed un bel risultato.
Attendiamo, fiduciosi, tanti altri bandi affinché i beni confiscati in dotazione, vengano assegnati alle tante associazioni operanti sul territorio.
Asaec: C’è un silenzio assordante sulla vicenda Montante. E i paladini della legalità?
Ecco, ancora una nostra riflessione sulla vicenda Montante in un articolo apparso l’altro ieri su La Sicilia.
“Asaec: C’è un silenzio assordante sulla vicenda Montante. E i paladini della legalità?
Tredici, tanti sono gli avvisi di conclusioni d’indagini di uno dei filoni sul sistema Montante che sono stati notificati, tra gli altri, all’ex governatore Crocetta, ad ex capi della Dia, imprenditori ed amministratori pubblici, ai quali viene contestata l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione.
Un dato che stride e fa a botte con le lunghe commemorazioni online ed i lunghi elenchi che hanno ricordato, proprio qualche giorno fa, coloro che contro la mafia e questo sistema criminale hanno combattuto a costo della propria vita.
Eh sì, perché la nuova valanga giudiziaria si è abbattuta proprio su quella che veniva considerata, fino a qualche anno fa, una potente macchina da guerra antimafiosa. Tutti antimafiosissimi, erano coloro che si sarebbero messi a disposizione del più antimafioso di tutti: il tanto celebrato, ed acclamato “guru” della legalità Antonello Montante. Impressionante quanto la macchina amministrativa ed il governo regionale si sarebbe piegata alle volontà del cittadino di Serradifalco così come, peraltro, era già emerso, nel marzo 2019, dal lavoro d’inchiesta svolto della commissione antimafia regionale guidata da Claudio Fava e che in molti hanno liquidato come “gossip burocratico amministrativo”.
Quello che, però, dovrebbe indurci a riflettere è capire perché è potuto accadere che ministri, governatori, alti rappresentanti delle forze dell’ordine, si siano genuflessi ed abbiano piegato l’interesse pubblico a beceri operazioni volte ad accrescere il proprio interesse privato; ma soprattutto chi potrebbe essere il falegname del burattinaio e dei burattini che via via stanno emergendo dalle carte giudiziarie dei pm di Caltanissetta?
Anche perché, siamo sicuri che, come ha scritto Mario Barresi sulle pagine di questo quotidiano, “in questi anni siamo riusciti a sviluppare anticorpi per scongiurare la diffusione di una variante del sistema Montante?”; e, aggiungiamo noi, il movimento sociale di lotta alla mafia ha davvero fatto i conti con i suoi errori (tanti) che hanno permesso, tra l’altro, l’affermarsi di un’antimafia retorica degli eroi e delle fanfare, dei proclami e dei cortei di scorta, delle coppe e dei cappucci, che è arrivata financo ad occupare posti strategici dell’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati, luogo dove confluiscono gli ingenti patrimoni confiscati alle mafie e sul quale è indubbio la criminalità rivolga i suoi interessi anche attraverso meccanismi che, direttamente o indirettamente, ne impediscano o ne inceppano il corretto funzionamento?
C’è un “silenzio assordante” da parte delle istituzioni, ma soprattutto da parte del grande e frastagliato mondo c.d. antimafioso su una questione che ormai coinvolge e travolge vicende che stanno ad un passo da noi. Un silenzio imbarazzante e che fa capire quanto poco ci si voglia addentrare all’interno di meccanismi dove molti sono coinvolti.
A parer nostro, è sempre più urgente, avviare un serio momento di riflessione che presupponga una reale e pubblica assunzione di responsabilità e solo successivamente avviare una grande opera di ripensamento sul ruolo del movimento sociale lotta alle mafie in Italia. Una riflessione che parta proprio dalla consapevolezza di non esser riusciti a leggere i raffinati cambiamenti di strategia delle mafie, capaci di insinuarsi silenziosamente fino a costruire miti ed eroi “nel cuore dei boss” ma con il marchio “antimafia”; ma anche, l’incapacità di denunciare il disastro nella gestione dei beni confiscati e non solo.
Pertanto, ancora una volta, auspichiamo non si perda l’opportunità di avviare un rinnovamento del movimento sociale di lotta alla mafia che riparta proprio dalla sua originaria e rivoluzionaria capacità di porsi domande, che sia di denuncia e d’inchiesta, volto ad indagare puntualmente proprio laddove si sono celate e hanno proliferato pericolose connivenze e convenienze politico mafiose.”
Asaec – Associazione Antiestorsione di Catania
Chi continua a pagare favorisce la criminalità
Rispetto agli anni precedenti ed alle evidenze investigative, le denunce sono in calo.
E questo è un dato che deve essere analizzato partendo dal presupposto che è un problema che riguarda l’intera comunità, perché la richiesta di pizzo è lontana dall’essere sconfitta, così come emerge dall’ultima operazione “Sipario”.
È importante dire con fermezza che laddove c’è la denuncia, si innesca una corale e vincente collaborazione tra forze dell’ordine ed associazione antiracket e di questo ne sono prova anche le recenti denunce ed operazioni avvenute a Giarre e non solo cui sono seguite importanti condanne.
Non vi sono più alibi per non denunciare.
Qui di seguito condividiamo la riflessione del Ten. Col. Piercarmine Sica rilasciata nell’articolo intervista a firma di Concetto Mannisi su La Sicilia di ieri.
Il nostro risarcimento dei danni a favore dei minori disagiati.
Una storia che conosciamo bene.
Prima la denuncia, poi l’arresto dei carabinieri ed ora la condanna.
Queste le notizie che dimostrano come denunciare conviene, sempre!
Come già in precedenza dichiarato, il ricavato, lo devolveremo in beneficenza a favore di minori svantaggiati.
Qui l’articolo http://bit.ly/3scWAfl