NOTA DELL’ASAEC A SEGUITO DELLE ULTIME OPERAZIONI ANTIMAFIA
«USO SOCIALE DEI BENI CONFISCATI PER FAR RIPARTIRE L’ECONOMIA SANA»
CATANIA – In riferimento agli ultimi sequestri di beni alle cosche catanesi e agli arresti e perquisizioni in corso questa mattina 10 maggio – nell’ambito dell’operazione della Dia di Napoli e della squadra mobile della questura di Caserta – che vedono al centro della cronaca l’alleanza tra i clan camorristici dei Casalesi e Mallardo e le famiglie mafiose Santapaola-Ercolano, per il controllo dei mercati ortofrutticoli del Centro Sud, l’Asaec – Associazione antiestorsione “Libero Grassi” di Catania – ribadisce la pericolosità del “reimpiego” dei capitali sporchi nelle attività apparentemente lecite.
«Da molti anni – spiegano i soci – l’enorme liquidità di cui dispone la criminalità organizzata impone alla mafia di investire i guadagni illeciti in attività lecite. Queste ultime compromettono irrimediabilmente l’economia siciliana, poiché hanno come unico obiettivo l’accaparramento dei proventi da investire in ulteriori affari mafiosi. Il flusso di denaro generato dalle attività economiche sane, ha lo scopo di circolare virtuosamente tra la popolazione, è guidato dalla libera concorrenza per nutrire il tessuto economico e di conseguenza incrementarne la ricchezza di tutte le fasce sociali. Quando il flusso virtuoso viene però invertito in favore di pochi loschi individui, le conseguenze ricadono – a partire dalle fasce più deboli – su tutta la società. Il sistema di monopolio criminale spazia dall’imposizione di merci senza alcuna garanzia di qualità, all’erogazione di servizi scadenti, fino all’imposizione di personale non qualificato a danno della meritocrazia. Ciò determina una crescente sofferenza di tutti gli operatori economici non collusi, che non potendo sostenere la concorrenza sono costretti a cedere le proprie attività economiche».
I soci dell’Asaec chiedono con forza alle istituzioni preposte di destinare una parte dei beni confiscati alla ricostituzione dell’economia legale attraverso forme di erogazione di denaro nei confronti delle fasce più deboli della popolazione: il denaro circolante, infatti, può far ripartire l’economia sana.
L’Asaec invita inoltre gli operatori economici a denunciare l’estorsione: «La denuncia – continuano i soci – oltre a essere un gesto di enorme civiltà, rappresenta l’unica via di salvezza non soltanto delle nostre attività economiche ma anche del futuro dei nostri figli. La notizia, come emerso dalle rivelazioni del pentito Giuseppe Di Maio, è che la mafia sta alla larga da coloro che ufficialmente affermano di non pagare il pizzo. L’estorsore, ha detto il pentito, non volendo rischiare il carcere preferisce rivolgere la sua attenzione verso gli altri commercianti. Questa rivelazione conferma che la strada indicata dalle associazioni antiracket è facile da percorrere, è breve e senza ostacoli».
L’Asaec, che con i suoi ultimi 10 processi in corso sta per superare le 150 costituzioni di parte civile, ci tiene inoltre a sottolineare che «la Prefettura di Catania è un esempio di competenza e professionalità nell’esperimento delle pratiche per il risarcimento del danno e per la sospensione dei termini nelle procedure in favore degli imprenditori che denunciano. Per di più le Forze dell’Ordine si sono altamente specializzate nel perseguire i reati di estorsione ed usura. Infine il Tribunale avvalendosi di uno straordinario collegio giudicante, giornalmente celebra diversi processi per estorsione e di usura riservando una corsia preferenziale all’espletamento di tali processi».
10 maggio 2010