L’appello dell’Asaec: «RIUTILIZZIAMO IN SICILIA I SOLDI SEQUESTRATI ALLA MAFIA»

L’appello dell’Asaec, Associazione antiestorsione catanese “Libero Grassi”

«RIUTILIZZIAMO IN SICILIA I SOLDI SEQUESTRATI ALLA MAFIA»

CATANIA – «Reinvestiamo i beni confiscati alla mafia sul nostro territorio»: lo dice l’Asaec, associazione antiestorsione “Libero Grassi” di Catania, in riferimento alle operazioni effettuate nei giorni scorsi, che hanno visto – a Palermo – il maxi sequestro di beni mobili e immobili per un importo di circa 300 milioni di euro, frutto delle attività del gruppo Giacalone e di numerosi affiliati a Cosa Nostra.


«Ci sembra improprio utilizzare queste somme in altri territori – commentano i soci dell’Asaec – tali somme, invece, dovrebbero rientrare in Sicilia, nella terra maggiormente danneggiata dalle organizzazioni mafiose, in un’ottica risarcitoria delle comunità locali attraverso indennizzi speciali nei confronti dei lavoratori cassintegrati o in mobilità, nonché di potenziamento delle forze dell’ordine».
Le somme di denaro confiscate vengono infatti depositate nel Fondo unico giustizia gestito da Equitalia Spa, poste a disposizione del ministero della Giustizia e dell’Interno, «mentre dovrebbero essere immediatamente riutilizzate. I beni immobili confiscati, per esempio, potrebbero ospitare gli uffici pubblici e sostituire via via l’enorme quantità di edifici che le istituzioni prendono in affitto dai privati con canoni annuali spesso esosi».
«I beni mobili dovrebbero essere invece restituiti alla Sicilia con l’intenzione di ricostituire quel circuito economico nostrano al quale erano stati sottratti, finanziando piccole attività imprenditoriali attraverso lo strumento del microcredito – continuano i soci dell’Asaec – tantissime sarebbero le possibilità di reimpiego: la circolazione del denaro è un forte moltiplicatore della ricchezza esistente poiché favorisce l’instaurarsi di nuove attività economiche e il consolidamento della vecchia imprenditoria, mentre i soldi sottratti illecitamente al libero scambio ed alla collettività creano quello che vediamo sotto i nostri occhi:  povertà, disoccupazione, degrado ed arretratezza in ogni campo».

17 dicembre 2009