Confisca della Dia a usuraio catanese – L’appello di Panvino: “Imprenditori, denunciate”
Venerdì 11 Luglio 2014 – 08:00 Nuova operazione della Direzione investigativa antimafia guidata da Renato Panvino, nel mirino Giuseppe Barbagallo, 61enne condannato per usura. Appello del Capo Centro della Dia agli imprenditori: “Denunciate questi gravi reati che sono un virus mortale per la libertà dell’economia”.
CATANIA- La Direzione Investigativa Antimafia di Catania sta eseguendo un decreto di confisca dei beni a carico di Giuseppe Barbagallo, 61enne condannato per usura.
Il centro catanese guidato da Renato Panvino, a pochi giorni dalla maxi – operazione contro il livello militare del clan Mazzei, sta mettendo i sigilli a un patrimonio del valore di 500mila euro, che comprende: 3 unità immobiliari, diversi veicoli, ma soprattutto disponibilità liquide e prodotti finanziari del valore di 150mila euro. Contattato telefonicamente il Capo Centro della Dia ha dichiarato: “L’operazione odierna ha rilevanza ed è ritenuta importantissima per l’Ufficio per il reato perseguito quale quello dell’usura a cui sono sottoposti gli imprenditori sani. A tale ipotesi di reato la Procura della Repubblica guidata dal dottore Salvi è particolarmente attenta e mediante la vostra redazione faccio appello a tutti gli imprenditori di denunciare tali gravi atti che sono un virus mortale per la libertà dell’economia”.
Giuseppe Barbagallo, già gravato da precedenti per truffa, emissione di assegni a vuoto, ed arrestato in passato per detenzione abusiva di armi e munizioni e possesso di una pistola con matricola abrasa – nell’aprile del 2008, veniva tratto in arresto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Catania, che ne disponeva la custodia cautelare in carcere insieme ad altre quattro persone (tra i quali un affiliato al clan mafioso “Santapaola”, a capo del gruppo operante nel quartiere Picanello di Catania), nei confronti di altre quattro applicando la misura degli arresti domiciliari, perché indagato in concorso, per il reato di usura, per aver prestato denaro in cambio di interessi usurari del 40% mensile. All’epoca, le indagini furono concentrate sul prestito di somme di denaro ad un commerciante nel settore dei ricambi ed accessori auto, al quale venivano richiesti interessi variabili tra il 72% e il 120% annui.
Il Tribunale di Catania, con la Sentenza emessa nell’aprile del 2010, lo dichiarava colpevole condannandolo ala reclusione di anni 5, mesi 2 ed euro 12.200,00 di multa, condanna poi confermata in appello e divenuta irrevocabile.
Le complesse indagini di natura economico-finanziaria e patrimoniale eseguite dalla D.I.A. di Catania, scaturite dall’utilizzazione degli strumenti di analisi dei flussi finanziari in possesso della struttura antimafia a contrasto del riciclaggio di denaro, avevano evidenziato, oltre che anomali movimenti bancari per centinaia di migliaia di euro, anche profili sperequativi tra i redditi dichiarati e il patrimonio posseduto dal Barbagallo e dai suoi familiari, tali da fondare la presunzione, accolta dal Tribunale, di una illecita acquisizione patrimoniale.