COMUNICATO
Il recente arresto per usura e tentata estorsione ai danni di un imprenditore catanese ci offre lo spunto per una riflessione sul fenomeno dell’usura.
Dal recente rapporto della DIA 2017 e quello su “L’usura dopo la crisi: tra vecchi carnefici e nuovi mercati”, di Confesercenti e Sos Impresa emergono diversi aspetti sui quali è bene soffermarsi.
La crisi ha aiutato l’usura a crescere. Infatti, durante la recessione, il mercato degli strozzini ha raggiunto un giro d’affari record da 24 miliardi di euro, e investe circa 200 mila tra imprenditori e professionisti del nostro Paese.
Il secondo aspetto è che le organizzazioni mafiose che prima si dedicavano solo marginalmente a questo tipo di reato, spesso limitandosi a chiedere una congrua percentuale, il pizzo, agli usurai presenti nella zona sotto il controllo dei clan, oggi avendone fiutato il business ne sono diventate protagoniste, acquisendo quote sempre più ampie del credito a nero.
D’altra parte, le organizzazioni criminali, avendo ingente liquidità di denaro che arrivano loro dal traffico di droga e delle scommesse, possono dar credito in poche ore e riscuotere – con altrettanta facilità e con ogni mezzo e intimidazione – le rate di restituzione che gli imprenditori faticano a onorare perché in gravi difficoltà con le loro attività.
Altro dato che fa riflettere anche e soprattutto sul ruolo svolto dalle associazioni antiracket ed usura è il trend negativo delle denunce che sono rimaste al palo.
Dal 1996, anno di emanazione della presunta legge anti-usura (Legge 108/96), assistiamo a un calo sistematico e inarrestabile del loro numero: nel 2016 sono 904, nel 1996 erano 1436.
Rispetto la vicenda dalla quale è scaturita la nostra riflessione, un dato certamente positivo è quello della denuncia che è partita dall’imprenditore, ma rimane sempre troppo poco.
AS.A.E.C. ASSOCIAZIONE ANTIESTORSIONE DI CATANIA