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COMUNICATO
Le più sentite congratulazioni da parte di tutti noi dell’associazione Asaec Antiestorsione di Catania al dottor Renato Panvino, Capo Centro della Dia Sicilia Orientale, per il premio ricevuto da Legambiente a riconoscimento dell’ottimo lavoro svolto in tema di reati ambientali e sfociati nell’inchiesta “Garbage Affair” la delicatissima indagine che ha messo in luce gli intrecci di corruzione e malaffare nella gestione dei rifiuti al Comune di Catania.
COMUNICATO
Il recente arresto per usura e tentata estorsione ai danni di un imprenditore catanese ci offre lo spunto per una riflessione sul fenomeno dell’usura.
Dal recente rapporto della DIA 2017 e quello su “L’usura dopo la crisi: tra vecchi carnefici e nuovi mercati”, di Confesercenti e Sos Impresa emergono diversi aspetti sui quali è bene soffermarsi.
La crisi ha aiutato l’usura a crescere. Infatti, durante la recessione, il mercato degli strozzini ha raggiunto un giro d’affari record da 24 miliardi di euro, e investe circa 200 mila tra imprenditori e professionisti del nostro Paese.
Il secondo aspetto è che le organizzazioni mafiose che prima si dedicavano solo marginalmente a questo tipo di reato, spesso limitandosi a chiedere una congrua percentuale, il pizzo, agli usurai presenti nella zona sotto il controllo dei clan, oggi avendone fiutato il business ne sono diventate protagoniste, acquisendo quote sempre più ampie del credito a nero.
D’altra parte, le organizzazioni criminali, avendo ingente liquidità di denaro che arrivano loro dal traffico di droga e delle scommesse, possono dar credito in poche ore e riscuotere – con altrettanta facilità e con ogni mezzo e intimidazione – le rate di restituzione che gli imprenditori faticano a onorare perché in gravi difficoltà con le loro attività.
Altro dato che fa riflettere anche e soprattutto sul ruolo svolto dalle associazioni antiracket ed usura è il trend negativo delle denunce che sono rimaste al palo.
Dal 1996, anno di emanazione della presunta legge anti-usura (Legge 108/96), assistiamo a un calo sistematico e inarrestabile del loro numero: nel 2016 sono 904, nel 1996 erano 1436.
Rispetto la vicenda dalla quale è scaturita la nostra riflessione, un dato certamente positivo è quello della denuncia che è partita dall’imprenditore, ma rimane sempre troppo poco.
AS.A.E.C. ASSOCIAZIONE ANTIESTORSIONE DI CATANIA
COMUNICATO
L’articolo a firma di Marta Silvestre ci offre la possibilità per esprimere alcune considerazioni sulle dichiarazioni raccolte, a seguito dell’approvazione della modifica all’art. 17 della L. r. 20/99 sull’introduzione dei criteri necessari per accedere ai finanziamenti da parte delle associazioni antiracket.
Una domanda iniziale fra tutte: che fine hanno fatto o che fine faranno i finanziamenti elargiti a quelle associazioni che sono state cancellate dagli albi della Prefettura per inattività o perchè non presentavano più i requisiti necessari al loro mantenimento?
La posizione dell’Associazione Asaec Antiestorsione Di Catania è da tempo chiara e lineare: recuperare lo spirito che animò le prime associazioni antiracket quali espressioni di imprenditori, commercianti ed artigiani che avendo combattuto contro il racket e l’usura, promuovono campagne di sensibilizzazione alla denuncia, accompagnando e sostenendo coloro che decidono di denunciare e liberarsi dalla morsa del pizzo. Sappiamo bene che con gli anni ed il fiume di denaro pubblico impiegato nei vari Pon sicurezza si è inquinato lo spirito originario volontaristico e gratuito, che ora vogliamo recuperare.
Così, lo scopo principale iniziale (sensibilizzazione ed accompagnamento alla denuncia) è arretrato rispetto a ben altre e più semplici attività culturali rivolte al fenomeno mafioso in generale.
Noi crediamo che ognuno debba avere ben chiaro il proprio obiettivo così da perseguirlo nel migliore dei modi ed, eventualmente, attingere a finanziamenti che supportino attività aderenti al proprio oggetto sociale o che siano conseguenti alla concreta attività svolta ed i risultati raggiunti.
Lo spirito della proposta avanzata lo scorso giugno 2017 – ed oggi diventata legge – è stato proprio questo: riportare un po’ d’ordine all’interno del movimento dell’associazionismo antiracket anche per una corretto utilizzo delle risorse pubbliche.
In soldoni: chi vuol fare “attività culturale” è libero di farla, ma richieda eventuali finanziamenti a fondi ad essa dedicati e non al fondo destinato alle associazioni antiracket.
D’altra parte la circolare del commissario prefettizio Cuttaia del 2017 parla chiaro, quando, riferendosi alle attività poste in essere dalle associazioni antiracket parla di “specifica capacità operativa nella delicata attività, con riferimento alla finalità principale perseguita, così come delineata nell’atto costitutivo quale requisito essenziale individuato dall’art. 1, comma 2, del D.M. n.220/2007″ ed ancora di “capacità di operare nel settore attraverso: la collaborazione con le Forze dell’Ordine, la costituzione di parte civile in almeno un procedimento penale, l’attività di sensibilizzazione delle vittime al ricorso alla denuncia degli autori dei reati e, infine, la promozione di campagne educative e di diffusione della cultura della legalità”, realizzandosi così una “azione coordinata di supporto alle vittime e alla società civile nel suo complesso, rafforzando il rapporto di fiducia del cittadino con le Istituzioni, fondamentale per garantire una efficace risposta alle legittime aspettative delle vittime”.
Dalle varie interviste che sono state riportate emerge un po’ di confusione non solo sul compito che debba avere un’associazione antiracket ma, ciò che sorprende di più, sulla presenza del fenomeno estorsivo nel territorio siciliano.
Sorpende, come sottolineato nell’articolo, la dichiarazione dell’associazione antiracket Gaetano Giordano di Gela, guidata da Renzo Caponnetti, che è anche referente della Fai Sicilia, Federazione italiana antiracket, una sigla sotto la quale si riuniscono diverse associazioni in quale dichiara che «a Gela il pizzo non esiste più», dimenticando la vasta operazione condotta proprio sul territorio gelese contro la “stidda” che controlla il territtorio anche attraverso il conclamato racket delle estorsioni (pag. 90 relazione DIA II semestre 2017).
Continueremo e promuoveremo un confronto con tutti, con l’obiettivo di ridare dignità ad un movimento fin troppo abusato.
AS.A.E.C. ASSOCIAZIONE ANTIESTORSIONE DI CATANIA
COMUNICATO
Un favore alla mafia dei pascoli!
Nonostante l’articolo 10 della Legge Quadro 353/200 preveda per le zone boscate ed i pascoli – i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco “il divieto assoluto, per dieci anni, limitatamente ai soprassuoli delle zone boscate percorsi dal fuoco, di pascolo e caccia ed altri importanti divieti”, il pascolo abusivo su terreni pubblici e del demanio interessati da incendi e le vendite di terreni ed edifici distrutti dalle fiamme non sembrano cessare sull’Etna e sui Nebrodi.
La diminuzione di automezzi di vigli del fuoco dedicati alla salvaguardia e tutela del territorio boschivo che insiste sulle aree dell’Etna, è un fatto grave. Diversi terreni e fabbricati, durante l’arco dell’anno, e soprattutto nei periodi estivi, sono interessati da incendi di matrice chiaramente dolosa.
Il meccanismo è semplice: incendio, deprezzamento del terreno o immobile, successiva vendita. Nel caso di terreni da pascolo, l’incendio rappresenta una catastrofe per il proprietario ma una benedizione per il pastore che avrà terreno dove poter far pascolare le mandrie considerata anche la veloce fertilità dei terreni che produrrà gran quantità di erba.
Su questi ed altri aspetti l’associazione Asaec – dichiara il presidente Nicola Grassi – sta preparando un esposto da consegnare alla Procura della Repubblica di Catania.
AS.A.E.C. ASSOCIAZIONE ANTIESTORSIONE DI CATANIA
COMUNICATO
Lo Stato c’è ed aiuta chi denuncia!
A Maurizio Ciaculli, imprenditore agricolo di Vittoria che ha ricevuto numerose intimidazioni e che ha denunciato la Lidl e il gruppo Napoleon, è stata liquidata una somma di denaro prevista dalla Legge 44/99 che risarcisce soggetti danneggiati da attività estorsive.
Oggi alle ore 15, Ciaculli è comparso davanti alla Commissione Regionale Antimafia Sicilia, per parlare anche di agromafie nella Regione.
Sul punto, l’associazione Asaec Antiestorsione di Catania presenterà, nei prossimi giorni, un documento alla Procura della Repubblica che verterà sulla mafia nelle campagne della zona Etnea.
AS.A.E.C. ASSOCIAZIONE ANTIESTORSIONE DI CATANIA
Modifica art. 17 L. 20/99 – E’ LEGGE!
E’ legge! Ce l’abbiamo fatta!
In Gazzetta Ufficiale GURS la modifica dell’articolo 17 della legge regionale 20/1999 che abbiamo presentato lo scorso 17 giugno 2017.
“Da oggi – dichiara Nicola Grassi, presidente dell’Associazione Antiestorsione di Catania – le associazioni antiracket che vorranno attingere al fondo regionale per avere un contributo economico, dovranno dimostrare di svolgere una reale e concreta azione sul territorio di contrasto al racket .
I requisiti da possedere e necessari per richiedere il contributo che abbiamo voluto fossero inseriti nella legge, sono molto stringenti e taglieranno fuori le associazioni di facciata, talvolta paravento per macchinosi scambi politici elettorali.
Andiamo avanti, siamo certi di creare fastidio, ma continueremo a lavorare per ridare dignità al movimento antiracket calpestato e violentato da chi, dietro la bandiera della legalità, ha nascosto sporchi giochi di potere ed a scapito di coloro che, coraggiosamente, hanno deciso di denunciare.”
AS.A.E.C. ASSOCIAZIONE ANTIESTORSIONE DI CATANIA
COMUNICATO
Massoneria, falsa antimafia, distrazione di fondi pubblici destinati a poveri e disabili ed un “buco” da 10 milioni di euro, c’è tutto questo nell’operazione “Giano bifronte”, condotta dalla Direzione Investigativa Etnea diretta dal dott. Renato Panvino, coordinata dalla Procura di Catania e culminata con l’arresto per associazione a delinquere di Corrado Labisi, patron del “Premio Livatino”.
“Siamo molto soddisfatti – afferma il presidente Nicola Grassi – per tutto quello che sta accadendo e che non ci siamo mai stancati di denunciare già da diversi anni: a fronte di associazioni che offrono gratuitamente e volontariamente il loro supporto a quanti decidono di denunciare si contrappone una galassia di associazioni dell’apparire, dei premi, del commercio di professionisti, del comprare e del vendere.
Sosteniamo ed incoraggiamo questo tipo di operazioni investigative tendenti a smantellare una rete capillare di “professionisti dell’antimafia” che dietro il paravento della millantata legalità organizzano e pianificano strutture delinquenziali.
Un appello rivolgiamo a tutti coloro – nessuno escluso, pubblici e privati – che si trovino ad essere destinatari di premi, coppe e onorificenze varie: verificate attentamente ed approfondite da chi provengono questi riconoscimenti. Spesso dietro queste spillette si celano i più insospettabili.
Come associazione Asaec Antiestorsione di Catania abbiamo più volte ribadito la nostra idea:è necessario prendere una posizione netta, decisa, semplice, il più delle volte coraggiosa, ma che serve ad abbattere quel muro del compromesso morale che ha alimentato per anni l’industria della mafia dell’antimafia”.
AS.A.E.C. ASSOCIAZIONE ANTIESTORSIONE DI CATANIA
Massoneria e antimafia, arresti a Catania per distrazione di fondi pubblici.
L’ Associazione Antiestorsione di Catania ASAEC si congratula con la Procura di Catania, diretta dal procuratore capo Carmelo Zuccaro e con la D.I.A. guidata dal dirigente della Polizia di Stato Renato Panvino per l’operazione, ancora in corso, denominata ” Giano Bifronte ”.
COMUNICATO
Ma le Prefetture cosa controllano?
Ci si chiede quali siano i controlli svolti dalle Prefetture – UTG sulle associazioni iscritte agli albi prefettizi ex art. 13 comma 2 l. 44/99, dall’Ufficio del Commissario straordinario antiracket e della Fai sui suoi sportelli e se non sia meglio eliminare i finanziamenti a pioggia alle associazioni antiracket o comunque ancorarli a risultati concreti?
Dall’importante operazione condotta dai Carabinieri del Ros nel Salento nei confronti di degli affiliati ai clan «Mercante-Diomede» e «Capriati» che erano entrati nel tessuto produttivo ed economico del capoluogo e della provincia pugliese, emerge tra gli arrestati – anche un componente del del consiglio direttivo della Fai, associazione antiracket ed antiusura Puglia.
Questo arresto conferma tutte le accuse che negli anni abbiamo mosso nei confronti di una gestione oscura dei finanziamenti dei Pon sicurezza.
Siamo arrabbiati, amareggiati – afferma il presidente Nicola Grassi – per tutto quello che sta accadendo e che noi come Asaec Antiestorsione Di Catania abbiamo denunciato già da anni: l’utilizzo incontrollato dei finanziamenti erogati in base ai Pon sicurezza dall’ Ufficio del Commissario straordinario antiracket istituito presso il ministero dell’Interno.
Il danno d’immagine e credibilità è enorme; a fronte di associazioni composte da imprenditori che offrono gratuitamente e volontariamente il loro supporto a quanti decidono di denunciare si contrappone la galassia di associazioni “pon – pon”, quelle dell’apparire, dei premi, del commercio di professionisti, del comprare e del vendere.
All’antiracket del coraggio, della serietà, della gratuità e volontarietà, si contrappone quella ubbidiente, sottomessa al potere o alla benevolenza di qualche potere di turno.