Asaec: C’è un silenzio assordante sulla vicenda Montante. E i paladini della legalità?
Ecco, ancora una nostra riflessione sulla vicenda Montante in un articolo apparso l’altro ieri su La Sicilia.
“Asaec: C’è un silenzio assordante sulla vicenda Montante. E i paladini della legalità?
Tredici, tanti sono gli avvisi di conclusioni d’indagini di uno dei filoni sul sistema Montante che sono stati notificati, tra gli altri, all’ex governatore Crocetta, ad ex capi della Dia, imprenditori ed amministratori pubblici, ai quali viene contestata l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione.
Un dato che stride e fa a botte con le lunghe commemorazioni online ed i lunghi elenchi che hanno ricordato, proprio qualche giorno fa, coloro che contro la mafia e questo sistema criminale hanno combattuto a costo della propria vita.
Eh sì, perché la nuova valanga giudiziaria si è abbattuta proprio su quella che veniva considerata, fino a qualche anno fa, una potente macchina da guerra antimafiosa. Tutti antimafiosissimi, erano coloro che si sarebbero messi a disposizione del più antimafioso di tutti: il tanto celebrato, ed acclamato “guru” della legalità Antonello Montante. Impressionante quanto la macchina amministrativa ed il governo regionale si sarebbe piegata alle volontà del cittadino di Serradifalco così come, peraltro, era già emerso, nel marzo 2019, dal lavoro d’inchiesta svolto della commissione antimafia regionale guidata da Claudio Fava e che in molti hanno liquidato come “gossip burocratico amministrativo”.
Quello che, però, dovrebbe indurci a riflettere è capire perché è potuto accadere che ministri, governatori, alti rappresentanti delle forze dell’ordine, si siano genuflessi ed abbiano piegato l’interesse pubblico a beceri operazioni volte ad accrescere il proprio interesse privato; ma soprattutto chi potrebbe essere il falegname del burattinaio e dei burattini che via via stanno emergendo dalle carte giudiziarie dei pm di Caltanissetta?
Anche perché, siamo sicuri che, come ha scritto Mario Barresi sulle pagine di questo quotidiano, “in questi anni siamo riusciti a sviluppare anticorpi per scongiurare la diffusione di una variante del sistema Montante?”; e, aggiungiamo noi, il movimento sociale di lotta alla mafia ha davvero fatto i conti con i suoi errori (tanti) che hanno permesso, tra l’altro, l’affermarsi di un’antimafia retorica degli eroi e delle fanfare, dei proclami e dei cortei di scorta, delle coppe e dei cappucci, che è arrivata financo ad occupare posti strategici dell’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati, luogo dove confluiscono gli ingenti patrimoni confiscati alle mafie e sul quale è indubbio la criminalità rivolga i suoi interessi anche attraverso meccanismi che, direttamente o indirettamente, ne impediscano o ne inceppano il corretto funzionamento?
C’è un “silenzio assordante” da parte delle istituzioni, ma soprattutto da parte del grande e frastagliato mondo c.d. antimafioso su una questione che ormai coinvolge e travolge vicende che stanno ad un passo da noi. Un silenzio imbarazzante e che fa capire quanto poco ci si voglia addentrare all’interno di meccanismi dove molti sono coinvolti.
A parer nostro, è sempre più urgente, avviare un serio momento di riflessione che presupponga una reale e pubblica assunzione di responsabilità e solo successivamente avviare una grande opera di ripensamento sul ruolo del movimento sociale lotta alle mafie in Italia. Una riflessione che parta proprio dalla consapevolezza di non esser riusciti a leggere i raffinati cambiamenti di strategia delle mafie, capaci di insinuarsi silenziosamente fino a costruire miti ed eroi “nel cuore dei boss” ma con il marchio “antimafia”; ma anche, l’incapacità di denunciare il disastro nella gestione dei beni confiscati e non solo.
Pertanto, ancora una volta, auspichiamo non si perda l’opportunità di avviare un rinnovamento del movimento sociale di lotta alla mafia che riparta proprio dalla sua originaria e rivoluzionaria capacità di porsi domande, che sia di denuncia e d’inchiesta, volto ad indagare puntualmente proprio laddove si sono celate e hanno proliferato pericolose connivenze e convenienze politico mafiose.”
Asaec – Associazione Antiestorsione di Catania