Ancora sui professionisti dell’Antiracket
Fonte articolo: Argo – cento occhi su Catania www.argocatania.org – 04/04/2012
Il putiferio di commenti scatenato dal nostro articolo “I professionisti dell’antiracket“ dimostra che si è toccato un tasto dolente. Oggi torniamo sull’argomento per dare spazio alla posizione del comitato di Palermo di Addiopizzo, oggetto di critiche da parte di altre associazioni e federazioni antiracket siciliane, che ha risposto alle nostre domande in ritardo rispetto ai tempi di programmazione del primo articolo.
La questione ruota attorno ai finanziamenti nazionali del Pon sicurezza che stanno per essere erogati e a quelli regionali prossimi venturi. Nel già frazionato arcipelago dell’antiracket siciliano sono emerse posizioni differenti: da una parte coloro che sono contrari e sostengono che il volontariato non può essere finanziato, dall’altra chi ha presentato curricula e domande ed ha ottenuto i fondi pubblici.
La questione ruota attorno ai finanziamenti nazionali del Pon sicurezza che stanno per essere erogati e a quelli regionali prossimi venturi. Nel già frazionato arcipelago dell’antiracket siciliano sono emerse posizioni differenti: da una parte coloro che sono contrari e sostengono che il volontariato non può essere finanziato, dall’altra chi ha presentato curricula e domande ed ha ottenuto i fondi pubblici.
Nettamente contrari ai finanziamenti la Rete per la legalità e l’Asaec; tra i favorevoli Addiopizzo Palermo che avrà un finanziamento di 1.469.977,75 euro.
D - Una bella sommetta. Come gestirla?
R – Non tutto il finanziamento previsto dal Pon sarà gestito da Addiopizzo – dichiara Salvatore Forello, presidente di Addiopizzo Palermo – Infatti, una parte dello stesso è destinata al recupero funzionale e all’arredamento di beni appartenenti al Comune di Palermo (immobile di via Lincoln n.131) e al Comune di Gela (Palazzo Guttilla) per un ammontare complessivo di €. 301.713,75. Queste somme saranno utilizzate direttamente dai rispettivi comuni di concerto con l’ufficio del commissario nazionale antiracket per la ristrutturazione delle sedi dell’associazione antiracket Giordano di Gela e per quella di Addiopizzo a Palermo.
D- Rimangono 1.168.000,00 euro, centesimo più, centesimo meno. Come prevedete di utilizzarli? Qual è il vostro progetto?
R – Il progetto di cui è partner il Comitato Addiopizzo prevede il consolidamento di una rete di consumo critico antiracket fondata sulla legalità e sullo sviluppo. Sono previste la realizzazione di importanti e innovative strategie (quali la diffusione della pizzo free card e l’avvio dell’investimento collettivo) che hanno lo scopo di fidelizzare i cittadini-consumatori presso i commercianti che si oppongono pubblicamente al racket delle estorsioni mafiose. Fondamentale obiettivo è quello di creare sempre maggiore stabilità e sicurezza fra le realtà imprenditoriali virtuose di Palermo e Gela, attraverso nuove forme di aggregazione con la società civile. Il Progetto prevede degli indicatori di risultato molto chiari e intelligibili, fra i quali il superamento della soglia dei mille aderenti alla campagna del consumo critico antiracket e l’aumento almeno del 30% delle denunce di pizzo.
D - Come evitare il pericolo di infiltrazioni che vanificherebbe gli sforzi dell’Associazione e renderebbe non più credibili anche gli altri imprenditori?
R – E’ un pericolo che abbiamo sempre corso. E’ insito nelle cose. Ma noi stiamo all’erta e abbiamo acquistato esperienza. Chiunque voglia infiltrarsi sa che corre il rischio di essere sconfessato e di essere consegnato alla magistratura e alla gogna mediatica.
D - Perché non utilizzare altrimenti le somme ricevute? Per esempio, per dare una mano agli imprenditori taglieggiati prima dell’arrivo dei contributi della legge 44?
R – Noi siamo sempre intervenuti a fianco degli imprenditori in difficoltà. L’abbiamo fatto e continueremo a farlo.
D - Come rispondete alla Rete per la legalità che scrive: “Innanzitutto il Progetto affidato ad Addiopizzo non sembra avere caratteristiche di sistema poiché interviene in due città della stessa Regione Palermo e Gela; non ha cioè una dimensione sovrarregionale che è uno dei requisiti previsti dai Progetti a carattere di sistema. Doveva quindi essere assegnato, quale beneficiario, ad una delle amministrazioni territoriale o regionale o locale”.
R – Il rilievo è privo di fondamento. La normativa, infatti, prevede, che sono considerati quali progetti di sistema anche i progetti che presentano dei caratteri di assoluta novità. Si tratta dei così detti “progetti pilota“. Adesso, come è ben noto, il “consumo critico antiracket” nasce a Palermo su iniziativa della nostra associazione ed ha avuto una prima embrionale diffusione nel territorio gelese. In queste zone si sono sviluppate ed elaborate iniziative di fidelizzazione avanzate ed innovative quali la festa-fiera pizzo-free, la pubblicazione di un libretto contenente la lista degli aderenti e il lancio del c.d.prodotto-certificato Addiopizzo. Quello che adesso e grazie al finanziamento del Pon si vorrebbe avviare è una seconda e più proficua azione che possa determinare una reale crescita del circuito economico del consumo critico antiracket. L’azione, quindi, per il suo carattere di assoluta novità, non può che esser realizzata per la prima volta nel territorio in cui è nato e si è già consolidato il circuito addiopizzo, ovvero Palermo e Gela. Il nostro progetto è un progetto pilota e quindi a carattere di sistema.
D - Questo stanziamento di più di milione di euro sarà destinato solo a Gela e a Palermo o in parte anche ad altri comitati Addiopizzo, per esempio a quello di Catania?
R – Non è previsto da questo progetto un finanziamento per l’Associazione Addiopizzo Catania.
Abbiamo sentito anche il presidente del comitato catanese di Addiopizzo, l’avvocato Totò Grosso, che non si pronuncia sul Pon sicurezza.
D - Come mai ?
R – Il Pon è del 2007, Addiopizzo Catania è nato nel 2006. Eravamo troppo giovani per interessarcene e ne siamo rimasti fuori
D - E adesso che giudizio ne dà?
R – Non posso dare giudizi perché non ho studiato il bando. Addiopizzo Catania non c’entra nulla. Il mondo dell’antiracket lavora e lavora bene anche senza fondi. Del resto non vedo perché non approfittare di stanziamenti pubblici se li si utilizza per una buona causa.
Ci viene un dubbio. Che sia proprio Il Programma Operativo Nazionale Sicurezza, a essere strutturato male, a ingenerare sospetti e a provocare critiche.
“Gli obiettivi da raggiungere col Pon sicurezza sono talmente vaghi – asserisce Giusi Mascali, legale dell’Asaec Libero Grassi di Catania – da non essere controllabili. Porre come obiettivi l’incremento delle associazioni antiracket e quello del numero delle denunce rischia di tradursi in una norma criminogena che spinge a denunciare anche quando non esistano i presupposti. E in ogni caso un’associazione imposta dall’alto, non nata da una base, non ha la possibilità di inserirsi e propagarsi nel tessuto imprenditoriale ma rischia di essere o inutile o elitaria”
Staremo a vedere. Importante è che vi sia la massima trasparenza nella gestione dei fondi e nell’attuazione dei programmi. Con questo auspicio vogliamo chiudere questo articolo, augurando altresì buon lavoro al mondo dell’antiracket. E che sia buono davvero.
Fonte articolo: Argo – cento occhi su Catania www.argocatania.org – 04/04/2012