Catania, operazione antimafia contro il clan Piacenti

ASAEC: «UN’ALLARMANTE MUTAZIONE GENETICA DELLA MAFIA»

CATANIA – A seguito del recente blitz antimafia della Squadra mobile di Catania, che ha portato all’arresto di 25 presunti appartenenti al clan dei Piacenti noti come “Ceusi”, sono stati emessi 12 avvisi di garanzia con l’accusa di riciclaggio, favoreggiamento e reati contro la pubblica amministrazione, alcuni dei quali destinati a nomi della società civile, dell’imprenditoria, della sanità e delle forze dell’ordine. Una circostanza che gli investigatori hanno definito “allarmante” e che induce l’Asaec – Associazione antiestorsione Libero Grassi di Catania – a porsi e a porre all’intera comunità una domanda: «Il male mafia ha subito una mutazione genetica?». «Viene fuori l’immagine di una società in metastasi – commentano i soci Asaec in una nota – dove l’interesse comune è saltato e tutto ciò che conta è riuscire ad ottenere, a qualunque costo, il proprio bieco risultato».

Nel corso delle indagini è emerso che alcuni cittadini si sarebbero rivolti al clan per dirimere una lite condominiale, per avere la sicurezza di acquistare una casa in un’asta giudiziaria o anche per recuperare crediti. Tra questi, un medico che avrebbe chiesto di poter visionare la cartella clinica di una paziente ricoverata e quello di un esponente delle Forze dell’ordine che si sarebbe rivolto alla mafia del quartiere per far rientrare le intenzioni della moglie di volersi separare. «Il colletto bianco dal cuore sporco – continuano i soci – il professionista suggeritore, l’imprenditore che pensa di sfruttare la situazione, il politico corrotto o addirittura l’esponente delle forze dell’ordine inerme sono persone che costruiscono una rete parallela di favori ed espedienti dannosissimi per la collettività poiché riducono drasticamente la credibilità delle istituzioni e legittimano le cosche ad accrescere il loro potere».

Cesare Beccaria nel suo trattato “Dei delitti e delle penne” scriveva che “l’unica vera misura del delitto è il danno fatto alla Nazione” , una frase riportata dall’Asaec, anche in riferimento ad alcuni dati emersi da una ricerca dell’economista Vito Daniele svolta nel Nord-Est dell’Italia: «Secondo Daniele – si legge nella nota Asaec – la criminalità è giudicata un’aggravante dell’immagine del Sud, nel quadro sfavorevole determinato dall’inefficienza. Andando a ritroso nel tempo si è visto che le regioni con il più alto tasso di criminalità hanno subito come effetto collaterale un incolmabile ritardo socio-istituzionale. La criminalità aumenta a causa della disoccupazione e viceversa, provocando una serie di effetti secondari da cui emerge che rispetto al resto del paese solo il 4% delle multinazionali sono presenti al Sud. Se è innegabile che l’arretratezza economica e la disoccupazione sono alimentate dall’economia illegale e dunque dalle mafie – concludono – è necessario domandarsi perché oggi mafia, camorra e ‘ndrangheta investono i loro capitali al Nord. Il Settentrione oggi ha bisogno di liquidità che solo le organizzazioni mafiose possiedono. Se questo fosse vero si prevede uno scenario inquietante, l’economia di buona parte del nostro Paese rischia di essere governata dalla criminalità».

02 dicembre 2009