Duemilapercento
Con sorpresa – afferma l’Associazione Antiestorsione di Catania – abbiamo appreso la sentenza di patteggiamento emessa con una pena così mite per fatti che sono apparsi subito piuttosto gravi, come anche sottolineato dal GIP nell’ordinanza di applicazione di misure cautelari. La vicenda, che parte dalla coraggiosa denuncia alla Guardia di Finanza di un giovane artigiano che si è poi rivolto a noi per essere sostenuto ed aiutato perché solo ed isolato, ha sviluppato indagini che hanno evidenziato tassi con punte pari al 2000% e la vicinanza, per uno dei due usurai, per strettissimi rapporti di parentela, ad ambienti della criminalità organizzata. La decisione – spiega Asaec – ci amareggia, non certo per la scelta del rito alternativo – che rimane nella facoltà delle parti – ma piuttosto perché la serialità e l’abitudinarietà delle condotte usurarie che avrebbero potuto suggerire l’applicazione di pene più severe. Non solo, ma desta perplessità il fatto che le rilevanti somme anticipate dall’erario per le proficue attività tecniche di indagine non potranno essere recuperate e che nulla sia stato previsto in merito alla confisca delle somme sequestrate dal GIP che ammontano agli interessi usurari percepiti. Ci chiediamo, infine, se davvero questa possa essere la risposta giudiziaria più equilibrata verso coloro che con coraggio e determinazione decidono di denunciare rischiando tutto o, invece, rappresenti un preoccupante disincentivo sul quale tutti dovremmo soffermarci a riflettere.