COMUNICATO

Ora basta! La pazienza è finita!
Ieri sera ancora una rissa che ha coinvolto passanti, turisti, e sconvolto la gente che sostava presso il locale Razmataz in via Montesano a Catania.
Sono passati sei mesi (29 giugno u.s.) da quando, accogliendo la coraggiosa provocazione dell’imprenditore Massimo Villardita titolare di Razmataz (“Devo pagare il pizzo per essere protetto?” su “Lo dico a La Sicilia” 22 giugno 2018), abbiamo organizzato un incontro pubblico presso la sua attività commerciale, invocando un tavolo di confronto tra istituzioni ed associazioni cittadine attraverso cui definire una piattaforma in pochi punti concreti, condivisi dalla collettività e di cui pretendere l’attuazione.
Da luglio, abbiamo più volte richiesto invano un incontro col sindaco Salvo Pogliese il quale a novembre ci aveva fissato un appuntamento – poi improvvisamente disdetto e rimandato a data da destinarsi.
Col Prefetto Sammartino avremo un incontro fissato solo a fine gennaio 2019.
A fronte di una visione edulcorata della città, i commercianti, i piccoli artigiani, già in affanno, rimangono abbandonati ed in preda a continui assalti.
Siamo Asaec Antiestorsione di Catania un’associazione formata da imprenditori, artigiani e commercianti che hanno denunciato e denunciano il racket delle estorsioni e non possiamo ammettere che lo Stato arretri nella tutela dell’ordine pubblico, nello sviluppo di coraggiose politiche sociali di contrasto all’emarginazione, poiché si innescherebbero meccanismi di tutela alternativa che noi dobbiamo assolutamente contrastare.
Il dissesto può davvero diventare l’occasione per ripensare Catania e non la scusa perché tutto rimanga com’è, se non peggio.
La questione – a suo tempo sollevata da Massimo Villardita – non è un problema personale o solo degli esercenti commerciali, è un problema dei residenti del centro storico, dei turisti e dei cittadini.
In definitiva è un problema di comunità e va risolto!

Di seguito ripubblichiamo il nostro intervento del 29 giugno 2018 uscito sul quotidiano La Sicilia.

“A risposta della lettera pubblicata sul quotidiano La Sicilia edizione di Catania del 22 giugno 2018 a firma del Sig. Massimo Villardita, l’associazione Asaec così commenta:
Se tutto quanto denunciato dal signor Villardita corrisponde al vero, si impongono certamente interventi decisi da parte delle autorità preposte con responsabilità per le omissioni, ove effettivamente esistenti.
Certamente – e non potrebbe essere altrimenti – dirompente e forte la provocazione lanciata dall’imprenditore secondo la quale a fronte dell’inerzia degli organi competenti a tutelare l’ordine pubblico – spesso dovuta a leggi controverse – si possa pensare di ricorrere ad altre forme di tutela attingendo alla malavita organizzata in “funzione sociale” di protezione.
Ma siamo proprio sicuri che i nuovi padroni di Catania siano i punkabbestia, i suonatori ambulanti, gli zingari, i giovani ubriachi e non una certa rete silente di estorsioni e corruzione perpetrate ai danni di imprenditori, commercianti ed artigiani?
Siamo proprio sicuri che il pagamento del pizzo renda liberi e protetti dai nuovi padroni che infestano le strade del centro di Catania?
Siamo proprio sicuri che cadere nella tenaglia dall’estorsione non comporti, prima o poi, avere nuovi padroni che prosciugheranno le risorse fino al punto di renderti schiavo così da cedere l’attività?
Quello lanciato dal Villardita è un grido di aiuto, di allarme, rispetto ad una situazione insostenibile sopportata troppo a lungo dai piccoli imprenditori, commercianti ed artigiani che si scontrano giornalmente con la piccola criminalità.
Ed accanto al dolore urlato e la provocazione lanciata, crediamo si celi anche una voglia di riscatto e di speranza che fa appiglio alle migliori risorse civili, organi giudiziari e forze dell’ordine – cui va tutta la nostra riconoscenza per alto valore professionale ed investigativo – affinché tutti insieme si trovi un scatto di orgoglio per una ferma e decisa inversione di rotta.
Ma è in questa voglia di riscatto è necessario non cedere nella vecchia e becera logica de “la mafia protegge, la mafia fornisce posti di lavoro” perché è lì che si annida la connivenza con certa mentalità mafiosa anni ’80.
Lo sconforto dell’esercente sale quando, paragonando Catania a Milano, dove prima lavorava, tutto questo non accadeva, pur pagando le stesse tasse e rispettando le stesse leggi.
Qual’è la differenza?
Catania ha la febbre alta!
Carenti sono le garanzie in merito alla protezione e al decoro nei confronti dei commercianti e degli imprenditori.
Il “sistema città” funziona solo se accanto a coloro che hanno il compito di tutelare la popolazione, ognuno fa il proprio dovere anche se questo comporta sacrifici.
Pertanto, se da un lato è indispensabile promuovere meccanismi volti a garantire l’ordine e la sicurezza dei cittadini e dei turisti, dall’altro è necessario svolgere un’imponente opera di educazione civica.
In questo difficile contesto, l’associazione Asaec, oltre far appello alle istituzioni e tutti gli organi competenti affinché la provocazione del signor Villardita venga colta come sprone a far meglio e con più solerzia ed efficacia, sarà impegnata in prima fila in un’opera instancabile di sensibilizzazione alla denuncia rispetto all’ormai insostenibile livello di indolenza ed inciviltà che colpisce ampie fette della popolazione.”

 

https://www.futurapress.it/2018/12/25/atti-osceni-gare-di-rutti-risse-e-poliziotti-frustrati-il-natale-amaro-di-catania-dura-tutto-lanno/